Summary (Italian)
Nell’estate 2019 si è svolta la quinta campagna di scavo presso il teatro romano di Aquileia.
L’intervento più esteso ha riguardato il settore dell’orchestra e dell’edificio scenico, lungo l’asse mediano del teatro (saggio 6). Nell’area dell’orchestra le lastre pavimentali individuate nel 2018 sono risultate poggiare su potenti livelli di scarico ricchi di componente organica, inclusi macroresti vegetali. Al di sotto sono emersi i resti di almeno due ripavimentazioni dell’orchestra, ottenute con lastre di reimpiego. Queste sistemazioni avvennero una volta rimossa la pavimentazione originale, di cui si conservano solo due lastre in marmo bianco allettate su una malta di preparazione particolarmente tenace. Della frons pulpiti originaria non restano tracce, fatta eccezione per lo zoccolo modanato in marmo bianco; il resto della struttura individuata, scandita da nicchie decorative rettangolari e semicircolari, è riferibile invece a un rifacimento successivo. La frons pulpiti, che conserva labili tracce di intonaco dipinto a imitazione del marmo, presenta i segni di ulteriori adattamenti.Tra il muro del pulpito e il muro di frontescena è iniziata la rimozione parziale dei riempimenti dell’iposcenio, contenenti una mole ingente di blocchi, frammenti di colonne e altro materiale architettonico di grandi dimensioni. La profondità del palcoscenico (non conservato) può essere ricostruita nella misura di 6,8 m. Più ad est lo scavo ha permesso non solo di documentare una fase di occupazione posteriore all’asportazione dei rivestimenti delle strutture del teatro, ma anche di riconoscere la profondità complessiva del muro di frontescena (circa 8,25 m) e di ipotizzarne l’articolazione planimetrica. Sui resti della struttura, quasi interamente rasata alla base dell’alzato, sono state identificate infatti le tracce di quella che doveva essere una grande nicchia centrale, avente un raggio approssimativo di 6 m, con la concavità rivolta ad ovest e l’asse collocato lungo l’asse mediano dell’edificio; al centro della grande nicchia semicircolare si apriva un passaggio rialzato interpretabile probabilmente come valva regia.
Altri due interventi di carattere più puntuale sono stati condotti in corrispondenza del perimetro esterno del teatro. Il primo si colloca lungo lo stesso asse mediano dell’edificio, nello spazio compreso tra due muri radiali (saggio 4), dove sono state documentate ulteriori evidenze relative al riuso delle sostruzioni della cavea per attività artigianali legate alla lavorazione di metalli. Il secondo è ubicato invece all’inizio dell’aditus maximus settentrionale (saggio 7), in corrispondenza dell’entrata monumentale del teatro. L’interferenza di una grande fossa di spoliazione ha permesso di riconoscere le fondazioni dei due pilastri laterali dell’arco di accesso, la pavimentazione dell’aditus con il sottostante canale di scolo (proveniente a quanto pare dall’orchestra), la sistemazione all’esterno dell’edificio e una poderosa struttura rettilinea in appoggio alla fronte nord del pilastro orientale. Su questo lato dell’aditus si apre un ampio spazio, non ancora indagato, interpretabile forse come basilica.
Nell’estate 2019 si è svolta la quinta campagna di scavo presso il teatro romano di Aquileia.
L’intervento più esteso ha riguardato il settore dell’orchestra e dell’edificio scenico, lungo l’asse mediano del teatro (saggio 6). Nell’area dell’orchestra le lastre pavimentali individuate nel 2018 sono risultate poggiare su potenti livelli di scarico ricchi di componente organica, inclusi macroresti vegetali. Al di sotto sono emersi i resti di almeno due ripavimentazioni dell’orchestra, ottenute con lastre di reimpiego. Queste sistemazioni avvennero una volta rimossa la pavimentazione originale, di cui si conservano solo due lastre in marmo bianco allettate su una malta di preparazione particolarmente tenace. Della frons pulpiti originaria non restano tracce, fatta eccezione per lo zoccolo modanato in marmo bianco; il resto della struttura individuata, scandita da nicchie decorative rettangolari e semicircolari, è riferibile invece a un rifacimento successivo. La frons pulpiti, che conserva labili tracce di intonaco dipinto a imitazione del marmo, presenta i segni di ulteriori adattamenti.Tra il muro del pulpito e il muro di frontescena è iniziata la rimozione parziale dei riempimenti dell’iposcenio, contenenti una mole ingente di blocchi, frammenti di colonne e altro materiale architettonico di grandi dimensioni. La profondità del palcoscenico (non conservato) può essere ricostruita nella misura di 6,8 m. Più ad est lo scavo ha permesso non solo di documentare una fase di occupazione posteriore all’asportazione dei rivestimenti delle strutture del teatro, ma anche di riconoscere la profondità complessiva del muro di frontescena (circa 8,25 m) e di ipotizzarne l’articolazione planimetrica. Sui resti della struttura, quasi interamente rasata alla base dell’alzato, sono state identificate infatti le tracce di quella che doveva essere una grande nicchia centrale, avente un raggio approssimativo di 6 m, con la concavità rivolta ad ovest e l’asse collocato lungo l’asse mediano dell’edificio; al centro della grande nicchia semicircolare si apriva un passaggio rialzato interpretabile probabilmente come valva regia.
Altri due interventi di carattere più puntuale sono stati condotti in corrispondenza del perimetro esterno del teatro. Il primo si colloca lungo lo stesso asse mediano dell’edificio, nello spazio compreso tra due muri radiali (saggio 4), dove sono state documentate ulteriori evidenze relative al riuso delle sostruzioni della cavea per attività artigianali legate alla lavorazione di metalli. Il secondo è ubicato invece all’inizio dell’aditus maximus settentrionale (saggio 7), in corrispondenza dell’entrata monumentale del teatro. L’interferenza di una grande fossa di spoliazione ha permesso di riconoscere le fondazioni dei due pilastri laterali dell’arco di accesso, la pavimentazione dell’aditus con il sottostante canale di scolo (proveniente a quanto pare dall’orchestra), la sistemazione all’esterno dell’edificio e una poderosa struttura rettilinea in appoggio alla fronte nord del pilastro orientale. Su questo lato dell’aditus si apre un ampio spazio, non ancora indagato, interpretabile forse come basilica.
- Andrea Raffaele Ghiotto (Università di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali) 
Director
- Andrea Raffaele Ghiotto (Università di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali)
Team
- Simone Berto (Università di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali)
- Rita Deiana (Università di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali)
- Giulia Fioratto (Universität Regensburg, Institut für Klassische Archäologie)
- Guido Furlan (Università di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali)
- Jessica Zugno (Università di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali)
- Andrea Stella (Università di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali)
- Anna Riccato (Università di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali)
- Valentina Zanus Fortes (Università di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali)
- Cristiano Nicosia (Università di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali)
Research Body
- Università di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali
Funding Body
- Università di Padova - Fondazione Aquileia